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Si fa un gran parlare delle vaccinazioni, se farle o meno, se renderle obbligatorie o a libera scelta. Ma c’è un altro piccolo-grande problema che nasce ogni qualvolta ai nostri figli va fatta un’iniezione o un prelievo: il disperato pianto per il dolore che stanno vivendo.

Eh già! Perché i bambini sofferenti, in particolar modo nella fase in cui non hanno ancora iniziato a parlare, ci trasmettono il loro disagio con l’unica lingua internazionale che esista al mondo: piangere! E allora inizia il momento più frustrante per un genitore e quindi bisogna riuscire a calmare il piccolo nel più breve tempo possibile.

Ma come possiamo comportarci quando i bambini hanno dolore?

Ovviamente la scelta della tecnica deve essere fatta in base a diversi fattori:

  • età del bam­bino,
  • situazione clinica,
  • tipologia del dolore,
  • capacità e volontà di collaborazione del bambino,
  • risorse e competenze disponibili.

Spesso si utiliz­za un approccio multimodale che sfrutti varie metodiche, adeguandole alle caratteristiche individuali del piccolo paziente e alle esigenze cliniche del caso.

Tecniche che sostengono e danno forza al bambino

La prima cosa da fare è tranquillizzare il bambino (e a volte soprattutto chi lo accudisce) ricreando una situazione anti-stress:

  • l’ambiente deve risultare confortevole e tranquillo, evitando rumori fastidiosi;
  • i genitori oltre che fisicamente presenti devono attivamente partecipare alla risoluzione del disagio;
  • è importante parlare a voce bassa e tranquilla;
  • è preferibile che attorno al piccolo ci siano poche persone;
  • ai bambini più grandi bisogna sempre spiegare, con le parole e modi opportuni, sempre quello che succede.

Metodi che  influenzano i pensieri ed i comportamenti del bambino

Bisogna deviare l’attenzione dal dolore, orientandola verso stimoli diversi distraendo il bambino dalla spiacevole esperienza che sta vivendo.

 La distrazione  non è una strategia passiva che deve divertire il bambino, ma è un modo per focalizzare la sua attenzione su uno stimolo alternativo e ciò permet­te un’alterazione della sua percezione: il bambino, concentrandosi su qualcosa di diverso dal dolore, può riuscire ad allontanare l’ansia e la paura.

Ovviamente deve essere appropriata all’età del bambino e, dove possi­bile, rispecchiare i suoi interessi e le sue preferenze.

Per esempio le bolle di sapone uniscono distrazione e rilassamento, soprattutto per i bambini  più piccoli che solitamente ne rimangono affascinati, mentre  con l’espirazione neces­saria a produrle e soffiarle si producono effetti rilassanti.

Infatti la respirazione è una tecnica non farmacologica che aiuta il bambino a ridurre l’ansia già dall’età di 3-4 anni, sia nel dolore da “puntura”, sia per dolori più duraturi, eventualmente in combinazione con il trattamento far­macologico.

Le sensazioni dolorose sono spesso accompagnate da ansia e tensione che possono incrementare l’intensità del dolore percepito, soprattutto se il bambi­no trattiene il fiato; per questo dobbiamo dolcemente invitare il piccolo ad un respiro profondo, gonfiando i polmoni, sentendo l’aria che entra ed esce, fino ad ottenere una respirazione sempre più lenta e profonda.

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Questa tecnica cattura l’attenzione del bambino, riduce la tensione musco­lare, rilassa il diaframma e aumenta l’ossigenazione del corpo. Ai bambini più piccoli può essere insegnato a respirare profondamente, oltre che soffiando le bolle di sapone, incoraggiandoli  a “buttar fuori” la paura e il dolore attraverso una “nuvola rossa”: sfruttiamo la fantasia tipica dei bimbi invitandoli ad immaginare di concentrare tutto il dolore in una nuvola rossa che viene poi soffiata fuori dal corpo con tutta l’energia possibile e, una volta fatta uscire, allon­tanarla soffiando.

Per un maggiore rilassamento possiamo convincere i bambini a rilasciare la muscolatura così da avere il corpo morbido e rilassato giocando con loro trasformandosi in “budino”, partendo dal collo, passando alle spalle, alla pancia fino alle braccia e alle gambe.

Per i bambini più grandi possiamo sfruttare la visualizzazione cioè iniziando un viaggio mentale nel luogo preferito in modo che il bambino si concentri sull’immagine di un’esperienza piacevole anziché sul dolore. Sarà importante suggerire al bambino di tornare, anche da solo, nel suo luogo preferito ogni volta che lo vorrà, in particolare nei momenti che vivrà come paurosi o ansiosi.

Più complessa, ma sempre utile e la desensibilizzazione, una tecnica in cui il bambino, attraverso la con­centrazione mentale, riesce ad abbassare la sensibilità di una precisa zona cor­porea (per esempio il braccio per il prelievo o il sedere per la puntura). Per esempio possiamo dire al piccolo che abbiamo un guanto invisibile capace con un dolce massaggino di togliere il dolore della puntura.

Per i più grandi c’è la tecnica dell’interruttore: il bambino deve focalizzare l’attenzione  sul proprio corpo e, in particolare, sugli “interruttori” che controllano l’invio dei messaggi di dolore. Dopo aver raggiunto un buon livello di concentrazione, tramite il rilassamento,  deve visualizzare nella sua mente un interruttore in grado di diminuire la sensibilità al dolore nella zona cutanea dove dovrà essere fatta la procedura; gli spiegheremo che que­sto interruttore può essere abbassato lentamente (da 5, a 4, a 3 e così via fino a 0) in modo da rendere meno sensibile quella specifica zona del corpo. Ovviamente una volta finito guideremo il bambino a rialzare l’interruttore.

Metodi fisici che influenzano il sistema sensoriale

Hanno lo scopo di modificare e alterare principalmente la dimensione senso­riale del dolore, bloccando la trasmissione degli stimoli sgradevoli lungo le vie nervose periferiche e centrali, modificando la ricezione degli impulsi nervosi o attivando meccanismi endogeni di soppressione del dolore.

Dei metodi fisici fanno parte:

  1. Posizionamento corporeo e contatto corporeo (tocco, carezze, massaggio): il contatto fisico è importante per tutti i bambini, particolarmente nei neonati, che comprendono il mondo prevalentemente attraverso il toccare e il sentire emozioni.
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Il tocco deve essere appropriato ai bisogni dei bambino, cioè non deve esse­re troppo pesante, né a livello fisico né psicologico: useremo carezze, abbracci, massaggi della schiena, delle mani, dei piedi, della testa e dello stomaco, come pure movimenti ondulatori, vibrazioni e piccoli tocchi. Non trascuriamo i fantastici effetti dell’abbraccio, che combina forme diverse di contatto ed è di conforto per molti bambini. Ovviamente il massaggio risulta piacevole e rilassante, senza effetti collaterali, ed è indicato per dolori leggeri e non localizzati; non ha limiti d’applicazione legati all’età.

Ma per il contatto corporeo è importante:

  • un ambiente tranquillo e confortevole;
  • usare le mani calde;
  • procedere con gentilezza;
  • parlare dolcemente;
  • valutare la reazione del bambino e comportarsi di conseguenza;
  • se il piccolo non gradisce, non insistere.
  1. Impacchi caldo-freddo: l’età condiziona l’uso di tale tec­nica.

Il caldo è utilizzato per il dolore muscolare mentre la crioterapia è indicata per lo più nella gestione del dolore da infiammazione, da trauma e da procedura invasiva. Le possibilità d’in­tervento sono molte: blocchetti di ghiaccio, spray, guanti riempiti con acqua e ghiaccio o con acqua gelata e alcool.

  1. Nei neonati si può utilizzare il sempreverde metodo del ciuccetto.

In paroloni si parla di suzione non nutritiva ed agisce sul comportamento esercitando un effetto cal­mante, riducendo la frequenza cardiaca ed elevando la soglia del dolore.  L’efficacia analgesica di un po’ di zucchero (glucosio o  saccarosio) un paio di minuti prima della procedura dolorosa riduce o abolisce le risposte al dolore procedurale ed ha effetto calmante nelle situazioni di stress.  Infatti la stimolazione gustativa agisce sul dolore, cosicchè intervenendo sull’ambiente (luci, rumori), unendo sti­molazioni di tipo tattile (“infant massage”), sensoriale olfattorio (soprattutto latte mater­no) e da posizione (materassini ad acqua, dondolamento), si ottiene  una riduzione delle risposte di stress, riducendo, anche se non si aboliscono, le risposte algiche del dolore.

Ricordiamoci che le tecniche più adeguate cambiano in base all’età:

  • Nei primi due anni: contatto fisico con il bambino: toccare, accarezzare, cullare. Ascoltare musica, giocattoli sopra la culla.
  • Da 2 a 4 anni: giocare con pupazzi, raccontare storie, leggere libri, respirazione e bolle di sapone, guanto magico.
  • Da 4 a 6 anni: respirazione, racconto di storie, gioco con pupazzi, parlare dei luoghi preferiti, guardare la televisione, guanto magico, visualizzazione, coinvolgimento.
  • Dai 6 agli 11 anni: musica, respirazione, contare, parlare dei luoghi preferiti, guardare la TV, visualizzazione, gioco dell’interruttore.
  • Dagli 11 anni in poi: musica, respirazione, visualizzazione, gioco dell’interruttore.

E quindi usiamoli sempre!!! Ma ricordiamoci che la sensibilità dei bambini (e successivamente anche degli anziani) permette di avere a disposizione i farmaci naturali per eccellenza: l’amore, il sorriso, le coccole!