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L’Arnica montana, appartenente alla vasta famiglia delle Composite, si trova tra i prati, i pascoli, i bordi dei sentieri di montagna e, più in generale, il terreno ricco in silicio, sopra i 400 metri d’altezza.

Sin dal medio Evo, la pianta è stata usata per le sue proprietà  antiinfiammatorie, antiemorragiche ed analgesiche, inizialmente sfruttando soltanto le inflorescenze;  al contrario in omeopatia la tintura madre, base per le diluizioni successive, viene preparata dalla pianta intera. Il meccanismo d’azione di Arnica in tintura madre per applicazioni esterne non è del tutto noto ma si base sulla formulazione complessa che la caratterizza. In primo piano vi è una elevata concentrazione di lattoni sesquiterpenici che sono noti per la loro capacità di inibire la migrazione dei leucociti polimorfo nucleati e di indurre la frammentazione delle membrane lisosomiali. Recentemente è stata messa in luce una loro capacità di inibire l’aggregazione piastrinica. Tra questi composti in particolare l’elenalina ha una intensa capacità antiflogistica, inducendo nei ratti una riduzione significativa (oltre il 70%) dell’edema. Comunque nella tintura madre di Arnica sono presenti molti altri componenti che agiscono in senso antiflogistico, antiemorragico e blandamente antisettica, in particolare i pigmenti carotenoidi ed i fenoli. Inoltre  ricchezza in flavonoidi della tintura madre determina una azione di vasodilatazione e di protezione di parete a favore del distretto circolatorio venoso.

L’Arnica è, secondo molti autori, un veleno complesso, paralizzante midollare, la cui azione ricorda quella del curaro. Nell’uomo dosi eccessive producono nausea, vomito, emorragia digestive e disturbi del sistema nervoso centrale (irritabilità, ansia estrema, stimolazione del dentro del respiro con polipnea, delirio convulsioni e tremori).

Arnica ed Omeopatia

I pazienti che maggiormente possono beneficiare del potenziale terapeutico dell’ Arnica in dosi omeopatiche sono soggetti pletorici dal viso congesto che mostrano di essere fisicamente e psicologicamente ipersensibili e che temono costantemente di essere urtati, abbattuti fisicamente e moralmente con sensazione caratteristica di essere “rotto” o come se il proprio corpo fosse stato bastonato.  Il malato meritevole di Arnica è sonnolento per molta parte della giornata, ma con sonno  agitato, popolato da incubi, risvegli frequenti e bruschi. Arnica risulterà utile dopo sforzi violenti e prolungati, quali marce e competizioni sportive, ovvero in situazioni che portano ad un affaticamento fisico per i muscoli , le articolazioni e le strutture tendinee periarticolari. In una accezione più ampia dei traumi è ben documentato il suo utilizzo in prevenzione e successivamente agli interventi chirurgici,  per controllare le emorragie, ridurre i dolori, facilitare il riassorbimento degli ematomi e favorire la guarigione della ferita chirurgica. Se dosi tossiche di Arnica producono emorragie, specie a livello dei capillari, la prescrizione di Arnica diluita e dinamizzata è in grado di ridurre o controllare la comparsa di contusioni, ecchimosi, petecchie, chiazze purpuriche.

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Il principio di similitudine ci permette in questo modo di pensare ad Arnica come rimedio non solo di quelle condizioni post-traumatiche che presentano questo tratto, ma anche di ogni condizione che riporti la nozione di questa sensibilità “acuta”che si caratterizza per peggioramento al contatto, al tatto, allo sfioramento con difficoltà nello restare fermo nel letto e della necessità di cambiare sovente posizione.

Dunque tutti i tipi di trauma dal più leggero al più severo, devono far pensare ad arnica in modo automatico e senza riflessioni che coinvolgano la morfologia, o lo psichismo del paziente.

Per lo stesso motivo è evidente che gli interventi chirurgici possono essere assimilati ad un trauma. La prescrizione sistematica del rimedio nel pre-operatorio (da tre giorni prima dell’evento a qualche giorno in seguito all’intervento) è in grado di esplicare effetti protettivi sul rischio emorragica, di favorire la guarigione delle ferita chirurgica e di portare ad un riassorbimento delle soffusioni emorragiche.

Una vasta letteratura supporta l’utilizzo di Arnica nella prevenzione e nel trattamento delle complicanze infiammatorie ed emorragiche successive ad interventi chirurgici ed è indubbio che Arnica sia una delle preparazioni omeopatiche più largamente usate (e sovente proprio con queste indicazioni). Partendo da queste premesse A. Robertson et al. dell’Ospedale Universitario di Cardiff (Gran Bretagna) hanno reclutato 190 pazienti adulti sottoposti a tonsillectomia. I pazienti sono stati randomizzati in due gruppi che ricevevano Arnica 30CH o placebo (2 granuli 6 volte al dì in prima giornata post-intervento e 2 granuli due volte al dì per i successivi sette giorni).

La valutazione dei risultati è stata fatta in primo luogo sulle variazioni del dolore, misurato su scala analogica visiva. I dati venivano registrati dai pazienti su di un questionario compilato giornalmente per quattordici giorni dopo l’intervento. Una seconda valutazione ha riguardato il consumo di farmaci analgesici, la necessità di visite di controllo, il consumo di antibiotici, il giorno nel quale la sensazione di edema appariva regredita ed il giorno nel quale per il paziente era stato possibile il ritorno alle consuete attività. I risultati hanno mostrato un significativo controllo globale del dolore nel gruppo Arnica rispetto al placebo (p<0.05). I risultati per il gruppo trattato erano fortemente significativi in decima, undicesima e quattordicesima giornata post-intervento, dimostrando che diluizioni di Arnica sono in grado di ridurre in modo significativo rispetto al placebo il dolore post-tonsillectomia.

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L’effetto di protezione vascolare che è documentata per Arnica permette di stabilire un ruolo per il rimedio anche nella prevenzione delle emorragie di lieve entità. A questo proposito è utile ricordare la buona risposta, documentata da una serie di studi clinici, di Arnica nella prevenzione delle emorragie della retinopatia diabetica. Il tropismo muscolare di Arnica e la precisa descrizione della sensazione di contusione ed indolenzimento, rendono Arnica un prezioso ausilio per le conseguenze di lavori intensi sul piano muscolare o di sforzi muscolari inadeguati che abbiano provocato indolenzimento muscolare. Arnica è utile anche nel caso di raucedine di cantanti od oratori in conseguenza di un uso prolungato dell’organo della voce.

Nelle affezioni capillari o venose Arnica si è sempre dimostrato un ottimo rimedio anche per le fragilità capillari, e per le emorragie congiuntivali.

Per la sua azione di vasoprotezione Arnica trova indicazione nelle varici dolorose (in associazione ai rimedi specifici delle varici) e negli accessi emorroidari acuti (in associazione a Lachesis e a Muriaticum acidum).

Ricapitolando le indicazioni cliniche per l’uso di Arnica Montana in diluizioni omeopatiche sono:

  1. PREVENZIONE PRE-OPERATORIA
  2. DECORSO POST-OPERATORIO
  3. EMORRAGIE DI LIEVE E MEDIA ENTITÀ
  4. PROTEZIONE CAPILLARE
  5. PREVENZIONE DELLA RETINOPATIA DIABETICA
  6. GLOMERULONEFRITE PROLIFERATIVA FOCALE
  7. MICROEMATURIA ISOLATA E PERSISTENTE
  8. VARICI DOLOROSE
  9. ALCUNE SINDROMI FEBBRILI (in particolare nelle polmoniti).

Anche se la pratica clinica ha dimostrato che tutte le diluizioni sono efficaci,  vanno preferite le medie diluizioni (7 CH, 9 CH, 15 CH) per le affezioni acute e le alte diluizioni (30 CH) per le croniche, ricordandosi che il punto più importante nel caso dei traumatismi è però rappresentato dalla rapidità di intervento e la precocità di somministrazione del rimedio.