L’osteoporosi è un disordine sistemico caratterizzato da decremento della massa ossea e deterioramento microarchitettonico del tessuto osseo, che conduce a fragilità ossea ed aumentata suscettibilità alle fratture d’anca, vertebrali e del polso con disabilità e dolore.
Causa dell’osteoporosi è solitamente uno squilibrio fra il riassorbimento e la formazione di osso. Nell’osteoporosi, il riassorbimento si verifica in misura maggiore rispetto alla formazione ossea, in tal modo si determina un bilancio negativo con una netta perdita di osso e un parallelo incremento del rischio di fratture, risultante in deformità e dolore cronico (presente per almeno 3 mesi).
L’osteoporosi viene ritenuta una “patologia silente” perché la perdita ossea in se stessa è asintomatica fino a che cominciano a manifestarsi le fratture, sovente precedute da una aspecifica sintomatologia algica. La maggior parte del dolore cronico tipico dell’osteoporosi è il risultato di fratture, che possono verificarsi dopo traumi minimi, inapparenti o addirittura in assenza di traumi.
La rachialgia da fratture vertebrali è uno dei fattori che maggiormente contribuiscono a determinare compromissione della qualità di vita.
Criteri diagnostici
L’osteoporosi è caratterizzata da bassa densità minerale ossea. Poiché questa condizione è ampiamente sottodiagnosticata, il primo sintomo clinico è spesso rappresentato da una “frattura a bassa energia”, più frequentemente a carico della colonna vertebrale, polso o anca.
La diagnosi di osteoporosi si basa sulla valutazione della densitometria ossea raffrontata a quella media di donne adulte sane (picco di massa ossea). Il risultato dell’esame, espresso in mg di minerale/cmq di tessuto indagato, viene comunemente espresso anche in termini di deviazioni standard dal picco medio di massa ossea (T-score).
Attualmente, una delle metodiche più utilizzate è l’ULTRASONOGRAFIA A CARICO DEL CALCAGNO O DELLE FALANGI. La falange può essere ritenuta preferenziale rispetto al calcagno, in quanto rappresenta una struttura ossea completa di quota corticale e quota trabecolare, mentre il calcagno comprende principalmente osso trabecolare, sottoposto a continuo carico meccanico, che ne va a limitare la libertà di risposta locale alle modifiche sistemiche del turnover osseo.
Il principale parametro quantitativo rilevato mediante il sistema ultrasonico a livello della metafisi distale delle falangi prossimali II a V della mano non-dominante, è la velocità di trasmissione espressa in m/s come Amplitude-Dependent Speed of Sound (AD-SoS).
Il sistema calcola anche un coefficiente di probabilità che il soggetto misurato sia portatore di fratture osteoporotiche, il cosiddetto Ultrasound Bone Profile Index (UBPI).
Anche l’effetto dei farmaci sul tessuto osseo si presenta ben misurabile a livello delle falangi, come dimostrato sia in chiave positiva per la terapia ormonale sostitutiva nella donna post-menopausale, sia in senso negativo come effetto collaterale della terapia anticonvulsivante cronica sia per monitorare in chiave quantitativa il decorso della patologia reumatologica (quale l’artrite reumatoide), in quanto la rarefazione ossea in prossimità delle articolazioni interfalangee è strettamente dipendente dalla cronicità delle sequenze infiammatorie articolari.
Questo metodo diagnostico si è dimostrato particolarmente efficace nell’identificare l’osteopenia post-menopausale, nell’effettuare diagnosi di osteoporosi e nel monitorare terapie antiriassorbitive, in grado di rilevare l’impatto sull’osso di numerose patologie; di semplice utilizzo, sicuro (assenza di radiazioni ionizzanti), affidabile e preciso è ben accettata dal paziente.
Disegno dello studio
Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare gli eventuali effetti favorevoli della supplementazione di un complesso omeopatico nei confronti della rachialgia in pazienti con osteopenia monitorata mediante densitometria ossea falangea ad ultrasuoni.
Si è utilizzato per la terapia un preparato che miscela tre componenti (Calcium fluoratum D6 e D12, Magnesium phosphoricum D6 e D12, Acidum silicicum (Silicea) D6 e D12 in anaparti) che in modo sinergico stimolano l’osteogenesi ed aumentano la proliferazione e la capacità differenziativa degli osteoblasti agendo su marcatori sia precoci che tardivi di tale processo; l’induzione dell’enzima Fosfatasi Alcalina (che interviene nei processi della costruzione della matrice organica calcificabile) attraverso l’attivazione di Proteine G alfa-0 e alfa-i, si esplica sia aumentandone la quantità sia velocizzando i tempi di espressione attraverso la modulazione della quantità di RNA messaggero.
Lo studio osservazionale è stato condotto per due anni su 100 soggetti di sesso femminile (43-89 anni).
I Criteri di inclusione sono stati: rachialgia, in pazienti in menopausa fisiologica o chirurgica, che alla luce del controllo densitometrico dopo 12 mesi dal precedente avevano mostrato un decremento del T-score di almeno il 20%, a riprova di una tendenza alla perdita di massa ossea, ed infine che non rientravano nei soggetti che, secondo la Nota AIFA 79, possono beneficiare di prescrizione farmacologica a carico del SSN.
I Criteri di esclusione sono stati: incostanza nella terapia o nelle misurazioni della densitometria ossea oppure assunzione di farmaci di diverso tipo rispetto a quelli dello studio.
I 100 pazienti sono stati divisi in tre gruppi:
- gruppo A: 60 pz trattati con questo prodotto omeopatico, (8 gtt x 2, ore 8-20) per 3 mesi, seguiti da 3 mesi di sospensione e ripresa dello stesso ciclo
- gruppo B: 30 pz sottoposti a trattamento con Vit. D, 25 gtt somministrate su una mollica di pane 1 volta a settimana;
- gruppo C: 10 pz che hanno rifiutato qualsiasi farmaco, accettando tuttavia i controlli del caso.
Tutti i pazienti inclusi hanno:
- iniziato il trattamento dopo almeno 2 mesi dalla sospensione di eventuali cure farmacologiche e/o fisiche che potessero influenzare la struttura e la funzionalità del tessuto osseo.
- Evitato cure che potessero inficiare i risultati, fatta eccezione per un eventuale terapia antalgica al bisogno.
I pazienti sono stati sottoposti a valutazione clinica, VAS, scala visuoanalogica per la misurazione del dolore sulla quale 0 rappresenta l’assenza di dolore e 10 il peggior dolore mai percepito, e densitometria ossea falangea, con DBM Sonic Bone Profiler, per il monitoraggio della osteopenia, all’atto dell’arruolamento (t0), a 12 mesi (t1) e 24 mesi (t2).
Risultati
Le pazienti che hanno assunto questo prodotto omeopatico hanno mostrato:
- un netto miglioramento della sintomatologia algica (75%), con minime dosi di terapia antalgica, ed all’esame densitometrico hanno mostrato un
miglioramento (35%) o stabilizzazione (45%) dei livelli di T-score a fronte di un peggioramento delle pazienti che avevano assunto vitamina D o che si erano rifiutati di assumere farmaci.
Nel gruppo B si è evidenziata una sostanziabile invariabilità della rachialgia, con maggiore uso di terapia antalgica,e un peggioramento dl T-score nel 40% dei casi.
Nel gruppo C, privo di apporto farmacologico di ogni sorta, presenta un lieve peggioramento della sintomatologia algica con una riduzione del T-score significativa in oltre il 50% dei casi.
Nessun paziente mostrava effetti collaterali alle terapie somministrate.
Come avviene per qualunque sperimentazione clinica, tale proposta di approccio clinico-terapeutico andrà monitorato nel tempo per osservare se i miglioramenti ottenuti, cioè i risultati sperati, siano poi mantenuti nel tempo, soprattutto nella prevenzione di recidive, saldate ad una patologia cronica nella maggior parte dei soggetti arruolati, e non scevra di futuri peggioramenti dal punto di vista anatomo-patologico.
Conclusioni
Il composto omeopatico utilizzato si è dimostrato efficace nel rallentare, ed in alcuni caso migliorare, il processo di osteopenia di donne in menopausa che inizialmente presentavano una tendenza al peggioramento della massa ossea.
Tale composto, utilizzato precocemente in monoterapia, oppure in associazione con vitamina D e/o bifosfonati, ne può migliorare il risultato.
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