La fitoterapia è una branca della medicina che prevede l’utilizzo a scopo preventivo e curativo di piante medicinali e loro derivati e che comprende medicinali industriali o preparazioni galeniche (ovvero preparate in farmacia).
I prodotti vegetali, dal punto di vista legislativo, a seconda del loro contenuto, possono essere inquadrati come:
- medicinali,
- integratori alimentari,
- alimenti,
- cosmetici.
Per sfruttare correttamente la fitoterapia é, senza dubbio, necessario individuare la pianta o le piante più idonee a combattere lo stato patologico che ha colpito il paziente; tuttavia, anche quando la scelta è esatta, essa non assicura l’efficacia del trattamento se non utilizza un fitopreparato i cui principi attivi raggiungono in forma attiva i punti di azione (recettori) per tutto il periodo necessario al raggiungimento dell’effetto desiderato (biodisponibilità).
Per esempio, un principio attivo che viene assorbito attraverso lo stomaco e l’intestino deve, fra l’altro, attraversare il fegato prima di raggiungere la circolazione sistemica; se il principio attivo viene metabolizzato nel fegato o viene escreto nella bile, una parte di esso verrà inattivata prima che possa raggiungere la circolazione generale e distribuirsi ai suoi punti di azione. Se la capacità metabolica, o escretoria del fegato, per il composto in questione è grande, la biodisponibilità subirà una notevole diminuzione (il cosiddetto effetto di primo passaggio).
Una soluzione può essere la somministrazione sublinguale con assorbimento attraverso la mucosa orale poiché il sangue venoso, che rifluisce dalla cavità orale, sbocca nella vena cava superiore e, pertanto, i principi attivi sono protetti dal rapido metabolismo di primo passaggio, ad opera del fegato. Il principio attivo dopo essere stato assorbito entra nel circolo sanguigno e segue le normali vie, comuni a tutti i metaboliti: si distribuisce in tutti i tessuti, viene solitamente trasformato, soprattutto a livello epatico ed, infine, viene eliminato attraverso gli emuntori fisiologici (rene, intestino, polmoni, pelle).
LE QUATTRO GENERAZIONI DELLA FITOTERAPIA
Col passare degli anni la ricerca ha prodotto un notevole numero di tipologie di fitopreparati che sono stati successivamente catalogati in generazioni.
La fitoterapia di I generazione è costituita dai derivati vegetali ottenuti tramite processi estrattivi ad alta tecnologia.
La fitoterapia di II generazione, invece, comprende derivati vegetali di comprovata efficacia clinica ad alto rilievo di sicurezza, estratti secchi titolati (per titolazione si intende la valutazione della presenza e della quantità dei componenti del derivato vegetale; esprime la Concentrazione dell’estratto) e standardizzati (la standardizzazione rappresenta la garanzia di quantità costanti e ripetibili dei componenti titolati nel prodotto finale ed esprime la riproducibilità dell’azione farmacologica), frazioni omologhe purificate ovvero un gruppo selezionato ed omogeneo di costituenti chimici che caratterizzano al meglio l’attività farmacologica di un estratto.
La fitoterapia di III generazione consta dei derivati vegetali ad elevata biodisponibilità. Un esempio lampante è un sistema di trasporto finalizzato all’incremento della biodisponibilità orale di derivati erbali chiamato fitosoma. Si tratta di una struttura chimica brevettata determinata dall’interazione di una frazione polifenolica pura, standardizzata, con una matrice fosfolipidica che presenta una buona capacità di assorbimento passivo nel tratto gastroenterico. In questo modo si migliorano la biodisponibilità orale dei prodotti, e, di conseguenza, la loro efficacia di almeno 3 volte. Dopo somministrazione orale il complesso giunge intatto all’intestino tenue, ove grazie alla micellazione dovuta all’interazione coi sali biliari, penetrato attraverso la mucosa intestinale, viene incorporato nei chilomicroni e raggiunge, attraverso il sistema linfatico ed il torrente circolatorio, i tessuti bersaglio, ove i principi attivi verranno rilasciati in forma pura.
La fitoterapia di IV generazione comprende le quelle formule farmaceutiche che ottimizzano la resa farmacologica; sono preparati multistrato a rilascio differenziato TEMPO-DIPENDENTE e PH DIPENDENTE:
- FLASH RELEASE: prodotto capace di disaggregarsi subito, in modo che sia immediatamente disponibile per l’assorbimento;
- FAST RELEASE: prodotto che rilascia il principio attivo nell’arco di pochi minuti (2-5 min), per disgregarsi a livello dello stomaco.
- SLOW RELEASE: prodotto in grado di essere rilasciato in modo protratto nell’arco della giornata, migliorando il proprio rendimento, con ridotta dispersione, minimizzando le irritazioni gastrointestinali ed ottimizzazione delle somministrazioni. È importante sottolineare che tale rilascio è influenzato anche dal PH (stomaco PH=1; tenue PH=6,8, colon PH=7,2).
LE FITOMEDICINE
La legislazione comunitaria attuale considera le fitomedicine farmaci a tutti gli effetti, per cui la loro vendita è autorizzata solo se:
- è dimostrata la loro sicurezza ed efficacia;
- sono fabbricate in ottemperanza alle regole di buona qualità;
- sono confezionate ed etichettate secondo le disposizioni vigenti nella CEE;
- sono prescritte e distribuite da operatori sanitari all’uopo qualificati (medico e farmacista).
Tuttavia l’Art. 8 della direttiva CEE 65/65 EEC precisa che “per la registrazione di fitomedicine non è necessario produrre i risultati di test farmacotossicologici e i risultati di sperimentazioni cliniche se, attraverso dettagliati riferimenti alla letteratura scientifica pubblicata, è dimostrabile che i costituenti sono di impiego tradizionale con efficacia riconosciuta e con un accettabile grado di sicurezza d’impiego”.
Sin dal 1988 sono state pubblicate le linee guida sulla qualità delle piante medicinali secondo le quali è obbligatorio indicarne il luogo di raccolta, il periodo di coltivazione e lo stadio di crescita al momento della raccolta, i trattamenti effettuati nel corso della coltivazione, i procedimenti di essiccamento, le condizioni di immagazzinamento e i controlli effettuati per quanto riguarda la qualità microbiologica, i residui di pesticidi e i fumiganti, i contaminanti radioattivi e metallici e gli adulteranti”.
Oramai sono innumerevoli gli studi che dimostrano le proprietà delle piante medicinali con relativa efficacia clinica dimostrata.
A titolo di esempio ecco un elenco di 15 estratti fitoterapici utilizzati con successo in svariate patologie con alcuni degli studi scientifici relativi (tra parentesi il nome degli autori e l’anno di pubblicazione):
- Aesculus hippocastanum nell’insufficienza venosa (MacKay 2001);
- Allium sativum nell’ipercolesterolemia (Stevenson 2000);
- Curcuma longa nel diabete (Zhang 2013) e nelle neuropatie periferiche (Di Pierro & Settembre R. 2013);
- Echinacea purpurea come immunostimolante (Block 2003);
- Ginkgo biloba nella Claudicatio intermittens (Pittler 2000) e nella Malattia di Alzheimer (Ernst 1999);
- Glycine max nella sindrome climaterica (Chen 2004);
- Hypericum perforatum nella depressione lieve e media (Ernst 1999, Linde 2002);
- Menta piperita nel colon irritabile (Pittler 1998);
- Panax Ginseng come immunostimolante ed adattogeno (Lim 2004);
- Serenoa repens nell’ipertrofia prostatica (Boyle 2004);
- Tanacetum parthenium nell’emicrania (Ernst 2000);
- Valeriana officinalis nell’insonnia (Ernst 1999, Hallam 2003);
- Vitex agnus castus nella sindrome premestruale (Schellenberg R. 2001);
- Zingiber officinale nella prevenzione della nausea e vomito (Vishwakarma 2002);
- Yohimbee nella disfunzione erettile (Riley 1994).
Attenzione però che con le piante non si scherza, in quanto ci sono specifiche controindicazioni e possono portare anche a conseguenze negative. Tuttavia molti effetti avversi sono evitabili attenendosi strettamente alle dosi raccomandate, ed evitando la prescrizione non controllata in condizioni particolari come durante la gravidanza e l’allattamento, nei bambini sotto i 12 anni, negli ultrassessantacinquenni, sempre sotto stretto monitoraggio di un medico.