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È oramai scientificamente provato che ridere migliora la salute non solo psichica ma anche fisica.

Avete mai sentito quel detto che dice “ridi che ti passa”?

Ebbene, come spesso succede, ci si deve inchinare alla saggezza popolare: è oramai scientificamente provato che ridere migliora la salute non solo psichica ma anche fisica.

La risata, infatti, rappresenta un ottimo modo per ottenere un perfetto equilibrio tra sistemi immunitario, endocrino e nervoso al fine di preservare il benessere e migliorare la qualità della vita.

Norman Cousins, giornalista e scrittore statunitense, ha dedicato la sua vita di studioso e di paziente (era un cardiopatico con una grave forma di spondilite anchilosante) a dimostrare come, mediante la forza di volontà del paziente, unita alla insostituibile collaborazione scientifica del medico, sia possibile guarire anche da una grave malattia. Per questo, iniziò una propria terapia a base di dieci minuti di risate al giorno unite alla somministrazione giornaliera di 25 grammi di acido ascorbico, ovvero vitamina C. Partendo dal  concetto che  la risata può avere veramente un effetto salutare sulla chimica dell’organismo, i medici che lo avevano in cura registrarono i valori della VES (un indice di infiammazione)  immediatamente prima e parecchie ore dopo gli episodi di risate.; fu rilevato un costante e ripetuto calo di almeno cinque punti. Si inaugurava così una nuova strada in campo scientifico, ovvero lo studio dei reali benefici fisici e psichici dati dalle emozioni positive e dalla risata.  La mente può, di fatto, a livello sia conscio che inconscio, rispondere agli eventi esterni che attaccano l’equilibrio corporeo attraverso proprie modalità a livello di reazioni psicologiche e a livello di reazioni chimiche dell’organismo per riportare l’equilibrio e salvaguardare il benessere fisico.

Negli anni ’80 le ricerche scientifiche avevano iniziato a studiare e ricercare, l’esistenza ed il ruolo svolto dalle endorfine all’interno del cervello umano,  apparso simile alla morfina, con effetti anestetici che permettessero all’uomo di sopportare il dolore. Solo successivamente è stato dimostrato che queste sostanze sono messe in circolo nel flusso sanguigno dal corpo stesso, migliorando anche l’attività del sistema immunitario. Infatti le persone che sono più decise a superare la malattia, convivendo meglio con il dolore, soffrono meno rispetto alle persone che si lasciano andare a stati di depressione e apatia.

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Seguirono importanti studi alla ricerca della natura degli effetti positivi della risata. I lavori scientifici di Rodo Martin ed Herbert Lefcourt, dimostrarono che le persone con un maggior senso dell’umorismo si ammalavano meno frequentemente di depressione rispetto a chi ne aveva di meno.

Richman di New York studiò su degli anziani depressi l’incidenza che la risata aveva sulla loro guarigione sottolineando che quelli più inclini a ridere guarivano prima degli altri; Berk e Tan dimostrarono come il sistema immunitario aumentasse la propria funzionalità in pazienti sollecitati alla risata.

Alcuni ricercatori della Indiana State University School of Nursing somministrarono degli stimoli umoristici a circa una trentina di donne e riscontrarono una notevole diminuzione dello stress ed un aumento della funzionalità del sistema immunitario.

Le ricerche effettuate dal Oakhurst Health Institute di Los Angeles hanno dimostrato i benefici ottenuti da pazienti cardiopatici sottoposti all’esercizio del ridere per mezz’ora al giorno; infine recenti studi hanno dimostrato una maggior rilassatezza del sistema venoso, con una conseguente miglior circolazione.

Provine, professore di psicologia e neuroscienze all’Università del Maryland, è riuscito a rilevare la grande variabilità nel modo di ridere, sia dal punto di vista della tonalità della risata sia per la causa che la produce, registrando le risate di circa 1200 persone nei luoghi più svariati (scuola, feste, posto di lavoro). È emerso instantaneamente  la valenza sociale della risata, che per manifestarsi in tutta la sua natura, ha bisogno di non essere creata artificialmente attraverso supporti ed incitazioni, ma manifestarsi liberamente ed unirsi ad altre risate. Attraverso questa innovazione metodologica, lo studioso riuscì ad analizzare i processi neurologici del ridere e del linguaggio che collimano nel meccanismo della vocalizzazione, ritenendo  la risata come una  punteggiatura all’interno del comune linguaggio parlato.

Mentre parliamo, la regione del cervello cui spetta il compito di formulare le parole inibisce la parte deputata invece a esprimere l’ilarità. Se quest’ultima viene scatenata dal discorso, prima di potersi esprimere deve attendere il passaggio di interi frammenti di comunicazione rappresentati dalle frasi, che svolgono su di essa un’azione inibitrice.  Ecco perché le risate sono per la maggior parte non controllate volontariamente: il controllo conscio è estremamente debole e ciò permette di riprodurre i suoni della risata a comando, senza però attivare i meccanismi mentali di espressione affettiva.

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Volete provare se è vero?

  • Chiedete ad un amico di ridere. Nella stragrande maggioranza dei casi la risposta immediata sarà uno scoppio di risa genuine (effetto comando), dopodiché circa la metà delle persone affermerà di non saper, in realtà, ridere a comando.
  • Chiedete ad amici, quando sono seri, di dire “ah-ah-ah”. La richiesta verrà immediatamente soddisfatta con un ah-ah-ah convinto, approssimazione del suono di una risata genuina. La difficoltà di ridere in maniera volontaria emersa nella prima dimostrazione non era, quindi, dovuta all’incapacità di formare i suoni della risata, bensì all’impossibilità di accedere al meccanismo di controllo neurologico che presiede alla sua manifestazione istintiva.
  • Chiedete a qualcuno di ridere dopo un comando (tipo “Via!”) e cronometrate l’intervallo che intercorre tra quel momento e la prima risata. Il tempo di reazione sarà relativamente lungo, ammesso che la persona riesca a ridere, in quanto non siamo in grado di accedere e di attivare in modo facile e risoluto i meccanismi cerebrali che presiedono alla manifestazione di stati d’animo.

Inoltre il benessere fisico riscontrabile a seguito della risata è indubbio anche come immunomodulante: innumerevoli indagini scientifiche hanno approfondito questo rapporto col sistema immunitario, focalizzandosi sull’immunoglobulina di tipo A contenuta nella saliva (anticorpo facile da studiare e che serve a combattere le infezioni del tratto superiore dell’apparato respiratorio).

A partire dal 1985 alcuni studi hanno valutato come la comicità e la capacità di un individuo di servirsi dello humour per affrontare gli eventi quotidiani innalzassero i livelli di questa IgA. Inoltre sono stati rilevati notevoli incrementi funzionali del sistema immunitario collegati alla risata, tra cui la blastogenesi dei linfociti e l’attività delle cellule «Natural killer», determinati dal cosiddetto “eustress” (stress benevolo) innescato dal gesto di ridere.

La ricerca di un miglioramento dell’umore e della qualità della vita senza effetti collaterali dovrebbe costituire una ragione sufficiente per applicare i programmi sperimentali sulla risata o sull’umorismo al contesto sanitario, anche se il sollievo da essi apportato fosse ritenuto frutto solo di placebo o distrazione!

NEL FRATTEMPO FACCIAMOCI DUE RISATE!